Descrizione
Attrezzi per la xilografia giapponese, una nobile tecnica giapponese ” Mokuhanga 木版画 ”, ideali anche per la xilografia tradizionale.
Questo set Intaglio Mokuhanga comprende 5 coltelli diversi.
Tutte le lame sono in acciaio laminato di buonissima qualità.
Il set intaglio Mokuhanga è un set di 5 diversi utensili da intaglio che risparmiano al principiante il compito di scegliere ogni singolo utensile.
Lunghezza complessiva circa 175 mm
Ideale per intagli piccoli e dettagliati!
Lame molto durevoli e lunghe, che si innestano profondamente nell’ impugnatura.
Questi utensili sono pronti all’uso e consigliati ai principianti!
Il set comprende:
Sgorbia taglio piatto da 9 mm
Sgorbia inclinata da 9 mm
Sgorbia taglio ricurvo da 3 mm
Sgorbia taglio leggermente ricurvo 9 mm
Sgorbia a V da 4,5 mm
Con il termine xilografia viene indicata la tecnica incisoria che prevede l’intaglio di una matrice di legno con appositi strumenti – bulini, sgorbie, coltelli e martelli. La superficie è scavata a riserva, lasciando cioè a rilievo la parte corrispondente al disegno.
Questa tecnica incisoria, che fece la sua comparsa in Occidente intorno al secondo decennio del XV secolo, fu introdotta in Giappone dalla Cina nel corso dell’VIII secolo tramite la diffusione di xilografie raffiguranti amuleti buddisti.
A differenza delle nostre incisioni su legno, eseguite direttamente dall’artista, nella esecuzione delle xilografie giapponesi concorreva il lavoro di più persone, ognuna delle quali ricopriva un ruolo fondamentale.
Il pittore preparava un bozzetto ad inchiostro nero dal quale il disegnatore specializzato (harishita eshi) ricavava il disegno definitivo (shita-e).
Tale disegno veniva eseguito su un sottile foglio di carta trasparente giapponese che veniva consegnato all’incisore.
L’incisore lo incollava al rovescio su una tavoletta di legno – in genere ciliegio (sakura) tagliato di filo, ossia parallelamente alle fibre del legno – e provvedeva ad intagliarlo. Questa operazione era generalmente eseguita da un incisore capo (kashira-bori) che scolpiva le parti più difficili, mentre il resto della composizione veniva terminato dai suoi assistenti (dobori).
Si otteneva in questo modo una prima matrice di stampa nello stesso verso del disegno originario.
A questo punto il legno passava allo stampatore che con una sorta di tampone piatto e rotondo (baren) inchiostrava la matrice e realizzava una prima tiratura di una quindicina di esemplari in bianco e nero (Kyogo-zuri) su ognuno dei quali il pittore interveniva dando le indicazioni per l’uso dei colori quali la densità, la tonalità e la sfumatura.
L’incisore intagliava quindi tante matrici quanti erano i colori previsti. Successivamente si procedeva alla stampa partendo dal colore guida con i contorni del disegno, al quale seguivano gli altri. Sulla matrice venivano lasciati due rilievi (kento) che servivano come riferimento per il registro delle varie impressioni, uno in basso a destra (una specie di “L”) e l’altro in alto a sinistra (una semplice linea).
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