
Una vita con la carta
Designer, scenografa, illustratrice, Elena Borghi è una paper designer: idea, progetta e crea mondi di carta per le vetrine dei negozi, fiere, eventi, interior design, pubblicità, shooting fotografici. Condividiamo con lei il grande amore per la carta e l’abbiamo incontrata per sapere quando ha capito che la carta sarebbe diventata la sua compagna di vita.
Intervista a Elena Borghi
Ciao Elena, grazie per averci concesso il tuo tempo. Sappiamo che la carta è una presenza costante nella tua quotidianità, dal lavoro al tempo libero. Siamo molto curiosi di sapere com’è nata questa tua passione per la carta.
Credo che la mia passione per la carta sia nata dal senso dell’olfatto. Quando ero piccola mia madre mi faceva notare il buon profumo della carta e insieme tuffavamo il naso in quaderni, libri, riviste. Così ho cominciato ad accarezzarla in ogni sua forma sentendone le diverse consistenze, trame, pesi, colori.
Tuttora il profumo della carta e della cartoleria penso sia uno dei più buoni del mondo e se anche tu concordi con me allora sei decisamente affetta da papercraftite!
Quando è avvenuta la presa di consapevolezza di questo rapporto inscindibile con la carta?
Leggevo, scrivevo e disegnavo di continuo quindi la carta era sempre con me, era il supporto che dava sfogo alla mia fantasia, che mi accoglieva esattamente per come ero, senza giudizio, anzi, mi restituiva libertà d’espressione. Si può dire sia una mia cara amica d’infanzia con la quale l’amore non è mai finito, ma si è reso ancora più solido una volta entrata nel mondo del lavoro.
In realtà sono stati i colleghi di lavoro che ho incontrato nella mia vita ad accorgersi per primi della mia abilità con la carta, a spronarmi a usarla non solo per sketch tridimensionali come ero solita fare, ma anche per installazioni e sculture. Prima di allora non avevo mai pensato potesse interessare a qualcuno.
Ed è stato facile ottenere una riconoscibilità e un ruolo legati alla carta?
Erano anni in cui nel nostro Paese non c’era ancora una cultura della carta. Ancora oggi il manufatto di carta appartiene a una tradizione più orientale o anglofona, sebbene nella fabbricazione della carta siamo leader fin dal Medioevo. Tuttavia, nel momento in cui io stessa ho riconosciuto un potere a questa mia espressione artistica, allora anche all’esterno hanno cominciato ad accorgersene.
Credo che la consapevolezza di Sé sia la chiave un po’ per tutto, figuriamoci per una forma artistica! Il riconoscimento è poi arrivato con l’aumento delle richieste di installazioni e vetrine fino al contatto da parte di Logos edizioni che mi ha proposto la pubblicazione di una monografia interamente dedicata alle mie opere di carta, Paper Visions, della quale ho curato anche i testi.



Oltre a occuparti di vetrine e scenografie, sei un’illustratrice. Che carta scegli per i tuoi lavori?
Mi avvalgo di carte pregiate e prediligo tantissimo la carta fatta a mano perché voglio onorare questa tecnica italiana antichissima. La carta fatta a mano però comporta una grande sicurezza nel tratto perché non accoglie bene le cancellature. La paragono a una bellissima donna, un po’ capricciosa, che si concede ma con le sue regole.
Quindi ogni volta che comincio un nuovo lavoro su un foglio bianco, ho le idee molto chiare e lavoro a tratto di china col pennino, tendenzialmente, e inchiostro nero.
Hai mai sentito la mancanza della carta?
La carta non mi manca mai come contatto quotidiano, che sia per la lettura, per la scrittura, per il disegno. Quello che mi manca in questo momento è la costruzione della carta. Il mio cervello ha bisogno di nutrirsi di diverse sfaccettature e stimoli e con la pandemia ho lavorato soprattutto grazie all’illustrazione.
Quando costruisco con la carta ragiono e penso in geometria piana, immagino il risultato tridimensionale anche se visualizzo nella mente l’oggetto steso. È un gioco molto divertente e stimolante.
Poi c’è l’aspetto meditativo della lavorazione della carta dato dal taglio della carta e da una certa manualità che, di fatto, si manifestano grazie alla ripetizione del gesto che manda in uno stato di catarsi.
Dico sempre che se si fanno andare le mani anche la mente e lo spirito stanno meglio.
C’è un lavoro tra quelli che hai realizzato che ti è rimasto dentro in maniera particolare?
Una delle caratteristiche che amo del mio lavoro è iniziare un nuovo progetto e scoprire che c’è sempre qualcosa che non ho mai fatto prima. In particolare con le scenografie, ogni volta c’è una storia diversa da raccontare quindi una sfida nuova.
Nell’instabilità del mio lavoro, ritrovo una certa freschezza perché la sfida mi accende intellettualmente ed emotivamente.
Ogni mattina mi sveglio e penso: “Chissà che cose incredibili mi capiteranno oggi!” e in effetti credo che questa sia una buona attitudine per accogliere ciò che la vita propone, di bello e di meno bello.
È come se ogni notte morissi con l’esperienza del sonno e ogni mattina rinascessi aprendo gli occhi ed è così che mantengo vivo un senso di stupore fanciullesco che mi aiuta molto nell’interpretazione delle cose del Mondo.
Come ti poni nei confronti delle tue creazioni? Che atteggiamento hai?
L’esperienza di creare con la carta è sempre molto forte. Sono processi lunghi, che richiedono il giusto tempo e la giusta lentezza per essere eseguiti al meglio delle possibilità. Bisogna tener conto che è una lavorazione artigianale e che la perfezione è un anelito.
Sono una grande fan dell’imperfezione umana, credo dia calore e anima al manufatto a patto però che ci sia la volontà nell’esecutore di essere perfetto.
Amo poi la convivenza con la caducità, la mia forma mentis di scenografa mi porta a detestare le cose che non stanno in piedi esattamente come le hai pensate: non si va per tentativi ma con esperienza e tecnica affinché il lavoro sia perfetto nel tempo. Allo stesso tempo la carta muta nel tempo grazie alla luce, agli sbalzi di temperatura e umidità, alla polvere quindi, di fatto, non so come sarà una mia scultura tra cinquant’anni. Anche quando distruggo una scenografia dopo che ha svolto la missione per la quale era stata concepita, sono serena, non ho un senso di attaccamento perché so che tutto ha un inizio e una fine e perché non mi immedesimo in ciò che faccio. Io sono molto altro.
Sappiamo che tieni dei corsi che hanno come base la carta. In attesa di organizzarne qualcuno qui da Chartars, ci racconti di cosa parlano le tue lezioni?
Sono molto soddisfatta dei miei corsi perché hanno sempre una bella risposta e sarò felicissima di tenerli in un luogo come Chartars che sento caro al cuore come una casa famigliare e in cui ci sono tantissimi tipi di carta.
Carta che ti passa! è un percorso che si compone di 4 lezioni, indipendenti tra loro ma con un crescente grado di abilità. Tutte le lezioni prese singolarmente sono democraticamente aperte a qualunque capacità, anche a chi non ha mai tagliato e incollato carta. C’è la lezione che insegna a fare un biglietto d’auguri con i principi base della tecnica kirigami, oppure “La solitaria” per realizzare un anello con brillocco finto e fidanzarsi con se stesse. C’è poi la lezione dedicata al fare piante grasse da utilizzare nei più svariati modi e infine “Datti delle arie” per realizzare un ventaglio dotato di un meccanismo di apertura e chiusura che lo rende a tutti gli effetti utilizzabile non solo per sventolarsi ma anche accrescere la propria autostima.
Ci auguriamo allora di averti presto qui da Chartars con Carta che ti passa!

Chi è Elena Borghi
All’età di nove anni ritiene di avere materiale a sufficienza per una raccolta di novelle. Comincia così la stesura attraverso l’utilizzo di una vecchia macchina da scrivere. Grazie al teatro e all’opera lirica, a quindici anni comprende che da grande vuole fare la scenografa.
Da allora progetta e realizza allestimenti per vetrine, fiere, eventi, interior design, pubblicità, shooting fotografici e qualunque spazio affamato di eteriche presenze. Disegna su muri, su carta, su tessuto e su ogni superficie dove possa scorrere il suo tratto nero.
Nel Gennaio 2015 la casa editrice Logos decide di pubblicare una monografia dei suoi papercraft: Paper Visions. Tra le tante collaborazioni si menzionano Mantù, Borsalino, Zara, LondonArt, Rosato gioielli, Vogue Italia, Salvatore Ferragamo, Fendi, Pandora, Crivelli, Alberta Ferretti